Diciamoci la verità: la destra ci sta provando a scardinare l’egemonia culturale che i tromboni di sinistra hanno costruito a forza di editoriali su Repubblica, ma non si sono accorti che sono altri gli ambienti in cui devono infiltrarsi se vogliono davvero fare presa tra gli intellettuali. La Scena resta ancora di sinistra, e per stare nella scena certe regole le devi seguire.

Io ho il curriculum perfetto per starci: famiglia borghese di cui posso soltanto sognarmi il benessere in età adulta, istruzione ai massimi livelli, letture giuste al momento giusto, la dose di simpatia sufficiente a ambientarmi in una festa (le poche a cui vado), sono di sinistra, consegno quasi sempre i pezzi in tempo. C’è un neo nel mio curriculum che mi crea imbarazzo, quando arrivo a un certo grado di confidenza con una persona: sono ossessionata dal calcio e per di più tifo Juve. 

Proprio perché ho il profilo quasi perfetto per stare simpatica all’intellettuale medio, quando rivelo la mia passione la gente mi dice sempre: “Ma come, segui il calcio? MA COME, TIFI JUVE?”. Eh raga, il calcio è bellissimo e la Juve è l’unica squadra che ha senso tifare – vorrei rispondere. Però dico solo “eh lo so, non si direbbe”. So per certo che esiste un pezzo della scena che segue il calcio e che sarebbe disposta a parlare per ore con me di tattica, però non li becco mai; e per di più io non ho quell’attitudine giusta che serve a seguire il calcio e a stare nella scena allo stesso tempo: non sono esperta di finanza, non seguo le partite con l’occhio da sommelier del Gegenpress, non saprei romanzare la vita di un calciatore brasiliano, non tifo nemmeno la Roma. Guardo le partite urlando con la birra in mano, bestemmio e tifo la squadra di proprietà di Satana. 

Chiaramente spero che Satana collassi e che lo stato italiano smetta una volta per tutte di fargli beneficenza. Spero che John Elkann venga rapito da una banda armata e che il prezzo del riscatto sia la collettivizzazione di tutti i mezzi di produzione che gli Agnelli possiedono. Ma se c’è una sola cosa che salverei dal baratro è la Juve. 

Negli anni dell’adolescenza la vittoria di nove scudetti di fila, qualche coppa e le due finali di Champions perse senza meritarcelo mi permettevano di guardare a testa alta chiunque volesse prendermi in giro. Anche ai tempi della triennale me la sono cavata, però ora è un baratro di disperazione, un’umiliazione costante. Quando il fine settimana non voglio andare agli eventi della Scena non posso dire il vero motivo, cioè che c’è la Juve, un po’ perché risulterei inevitabilmente un fascio, un po’ perché è umiliante ammettere di guardare una squadra sconclusionata senza un giocatore buono da sei anni. Così a volte rinuncio e vado agli eventi, a volte faccio finta di essere impegnata in attività altrettanto intellettuali e invece mi rifugio a guardare quella serie sconclusionata di pressing a vuoto, palle perse, ultimi passaggi sbagliati, giocatori che si pestano i piedi in area di rigore, Vlahovic e McKennie. 

Allora ci sono tre soluzioni possibili: 

  1. Mi comprate per favore un centravanti che non solo faccia gol, ma che quando esulta si toglie la maglia e tatuato sulla schiena mostra il pañuelo di Non Una Di Meno;
  2. Facciamo un bell’azionariato popolare e ci compriamo la Juventus, la togliamo a Satana, cacciamo la ndrangheta dalla curva dello stadio, la smettiamo anche di fare plusvalenze fittizie;
  3. Facciamo diventare la Scena di destra. Prima affidiamo la direzione di Inquiete a Mara Venier, da Tuba vendiamo i frullati a 8,90€ e inseriamo anche la formula aperitivo, poi portiamo Francesco Giubilei al Pigneto, lo mettiamo su un palchetto e gli facciamo fare una bella conferenza sul perché il popolo dovrebbe riscoprire Julius Evola. 

La terza è la più percorribile: il prossimo Aniene festival, diretto e curato da Valditara, si aprirà a fine maggio con la proiezione della finale di Champions League, commento tecnico in diretta di Alessandro D’Avenia e Vincenzo Schettini, il prof della Fisica che ci piace che a ogni azione farà un monologo in cui ci spiega perché la palla ha preso proprio quella traiettoria. All’intervallo piccolo intervento musicale dell’orchestra del teatro La Fenice diretta da Beatrice Venezi solo per quell’occasione speciale. Appena la Juve torna in finale di Champions io ci vado.

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