Qualche giorno fa c’era sciopero e, come al solito, non ho potuto evitare di ascoltare le conversazioni altrui. In metro, a lavoro (le partite iva non possono scioperare), al bar. Mi bastano quelle due-tre frasi di circostanza, buttate lì da una signora che decide di ammiccare al suo vicino di metro e condividere una lamentela sul ritardo dei treni. Poi la pioggia, la città che non funziona, lo sciopero che mamma mia ci mancava solo quello andassero un po’ a lavorare. Come dicevo, nell’attesa di arrivare alla mia fermata, mi faccio andar bene anche solo qualche frase per iniziare a ricamare un’identità politica ben tessuta addosso a questa sconosciuta. Non ho dubbi sul fatto che abbia votato Meloni. La mia superiorità morale di sinistra mi impedisce di avere dubbi a riguardo. Si lamenta del fatto che la città sia stata bloccata, accusa gli scioperanti e se la prende con la causa anche se palesemente non sa neanche quale sia.
La ascolto e inizio a sentire le mani che sudano e il battito accelerato. Vorrei fare una piazzata in metro, rubare il microfono al ragazzo che tre vagoni più in là sta intonando male quella che sembra essere a tutti gli effetti una canzone di Biagio Antonacci, vorrei prendergli il microfono e sputare rabbia sociale contro la signora. Vorrei alzare la testa e dire a muso duro SIGNORA MA LEI LO SA COS’È UNO SCIOPERO? LO CAPISCE CHE STANNO (vorrei dire stiamo ma mannaggia a me, alla p.iva e al lavoro flessibile, io non c’ero) ESPRIMENDO UN DISAGIO, UN PROBLEMA? LO CAPISCE CHE LO SCIOPERO SERVE A FARE PRESSIONE SU CHI DETIENE UN POTERE? E CHE LEI NON DOVREBBE ACCANIRSI SUI MANIFESTANTI MA SU CHI GOVERNA? LO CAPISCE SIGNORA CAZZO?
La signora ha un atteggiamento che mi fa partire gli schiaffi dalle mani, sono favorevole alla violenza come strumento politico e penso che questa situazione la richiederebbe. Capisco però che anche io, riversandomi sulla la signora, sposterei il focus dal problema principale. È altrettanto vero che la deresponsabilizzazione personale di fronte alle questioni politiche non può più essere una scusa. Rimango con questo dubbio che mi tormenta.
Manca ancora una manciata di fermate, meglio cercare una distrazione. Decido di deglutire questo grumo di frustrazione politica e apro i social, non so come illudendomi che le cose possano andar meglio. Inizio a vedere i video della mobilitazione nazionale e mi ritrovo commossa per quanta partecipazione c’è stata. Vedo poi i commenti sotto ai post di CittàacasoToday che documentano lo sciopero ed ecco che di nuovo mi altero. Lo sciopero è a sostegno di Gaza e della Sumud Flottilla, moltissime persone commentano indignate chiedendo che si scioperi piuttosto per i nostri figli e non per quelli degli altri, sull’altra sponda del mare. Sono veramente violenti e, ci scommetto, nessuno di loro sciopererebbe davvero per altre questioni, anche per quelle che sentono più impellenti. Forse sminuire la lotta a sostegno della Palestina è bastato per sfogare la frustrazione quotidiana scaturita da una serie di problemi che, sono sicura, hanno per la maggior parte una natura politica.
Mi viene da pensare a quante volte, leggendo dei commenti o nell’atto indiscreto di ascoltare le conversazioni private degli altri, ho sentito le persone lamentarsi di qualcosa. Inefficienza del trasporto pubblico, liste di attesa infinite in ospedale, orari di lavoro sfinenti. Chissà cosa sarebbe successo se tutto questo disappunto fosse stato politicizzato e trasformato in lotta. In questa passività individuale di subire il sistema mi sembra che il capitalismo abbia vinto rendendoci delle piccole particelle fluttuanti in un liquido viscoso, che rimangono distanti e non si parlano mai davvero. Incapaci o troppo stanche per condividere ed empatizzare, vorrei che sapessimo elaborare e poi restituire i nostri problemi per riconoscerli come frutto di dinamiche collettive.
Mi immagino allora di tornare dal cantante che si trova ora a un solo vagone di distanza da me. Potrei prendere il microfono e portare la signora dalla mia parte, in un comizio che aizzi questi pendolari stanchi e che trasformi questo treno della Metro A in una minaccia al potere costituito. Purtroppo sono arrivata alla mia fermata e devo scendere.
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