Fermagli tartaruga, impermeabili monopetto, reading di poesia, tramonti sull’Atlantico, case dai cancelletti bianchi affacciate sul mare.
A una prima lettura, non verrebbe subito in mente di associare Sally Rooney, scrittrice apertamente marxista all’elenco di immagini precedente. Eppure, sono tutti elementi che s’incontrano nel suo terzo libro, Beautiful World Where Are You, in Italia Dove sei mondo bello, tradotto per Einaudi nel 2022.
Il successo di Rooney è dovuto in gran parte alla sua capacità di rappresentare la realtà con una lingua semplice, asciutta, impressionistica. Questo ultimo romanzo, pur classificandosi come caso editoriale come i primi due, lascia affiorare una maggiore verbosità, incrinando quell’idea di realismo ed essenzialità che i lettori decantano.
Beautiful World Where Are You si apre con una scena significativa: Alice attende in un bar Felix, ragazzo conosciuto su un’app di dating e futuro love interest, per il loro primo incontro. L’iniziale scambio di battute rivela la tendenza di tutti i successivi dialoghi:
Sembravano avere più o meno la stessa età, intorno ai trent’anni. Lei lo lasciò dov’era finché lui la vide e si avvicinò.
Alice? disse.
Sono io, disse lei.
Ottimo, io sono Felix. Scusa il ritardo.
Linguaggio piano, colloquiale, nessun vocabolo altisonante in questi dialoghi, solo un botta e risposta di “disse”, “chiese” e “rispose”. Rooney riesce a restituire asciuttezza ai lettori, preferendo frasi brevi accordate in uno stile paratattico e dialoghi incastonati nel testo senza caporali – sperimentazione non inusuale nella letteratura contemporanea. Gli scambi tra i personaggi sono infatti riportati sempre all’interno di uno spazio ben definito dai punti a capo, che danno respiro alla lettura.
In Dove sei mondo bello si trova, però, un punto in cui quest’illusione di minimalismo linguistico s’incrina: lo scambio di e-mail fra le due protagoniste. L’espediente utilizzato da Rooney, in questo libro, per svolgere su carta dei monologhi più verbosi è il dialogo pseudo epistolare tra Eileen e Alice, dove le riflessioni politicamente più impegnate hanno luogo.
Per esempio le due ragazze s’interrogano sulla catena capitalistica che si cela dietro a un semplice acquisto al supermercato, oppure sullo stato attuale dell’arte e della bellezza, ma le parole sono intrise di una prolissità che stride con il tipo di messaggistica che ha luogo via e-mail: Cara Eileen. Ho aspettato talmente a lungo la tua risposta alla mia ultima mail che – renditi conto! – torno a scriverti prima ancora di riceverla. A mia discolpa, ho ormai raccolto troppo materiale, e se aspetto te inizierò a dimenticare le cose. Dovresti sapere che la nostra corrispondenza è il mio modo di aggrapparmi alla vita, di prendere appunti e così preservare qualcosa della mia esistenza – altrimenti pressoché, se non del tutto, inutile – su questo pianeta in rapido decadimento…
Il linguaggio si appesantisce di incisi, digressioni, come se volesse rappresentare un flusso di coscienza di Alice, contraddetto però dalla natura sorvegliata della scrittura via mail.
La conversazione è per Rooney uno dei motori primi dei suoi testi – non a caso il suo esordio s’intitola Conversations with friends, Parlarne tra amici (Einaudi, 2018) – ma le protagoniste di Dove sei mondo bello si arenano in conversazioni fini a sé stesse, come una digressione sull’età del bronzo.
La scelta stilistica ha dei riflessi anche a livello tematico, poiché si verifica un cortocircuito tra intenti e realizzazione in Eileen e Alice: le due ragazze accarezzano idee marxiste, ma, pur consapevoli del proprio privilegio e desiderose di cambiare la situazione, finiscono per ripiegarsi su questioni sentimentali, accontentandosi della propria dimensione privata.
Non che voglia paragonare la mia insoddisfazione con la sofferenza di persone concretamente oppresse, dico solo che lo stile di vita che ci garantiscono non è nemmeno soddisfacente, a mio parere.
La narrazione oscilla tra questo moderno scambio epistolare e le descrizioni di una giornata tipo di Alice e di Eileen, tracciate da un narratore extradiegetico attraverso lenti rosate, un po’ romantiche, come dimostrano diminutivi quali «cancelletto» e «sorrisetto». Il lettore si trova davanti a una romanticizzazione della vita borghese, a scapito delle affermazioni che Rooney mette in bocca ai suoi personaggi benestanti.
Se la scrittrice è in grado di tratteggiare in poche pennellate la personalità delle protagoniste attraverso i capi che indossano, l’attenzione per alcuni dettagli del loro abbigliamento, come un impermeabile monopetto beige o i capelli di Eileen, «morbidamente raccolti con un fermaglio tartaruga» suggerisce al contrario una feticizzazione delle comodità borghesi.
E quel tipo di mondo che Rooney sembra tanto criticare, d’altronde, fa inevitabilmente da sfondo ad alcune scene del romanzo: feste, reading ed eventi mondani sono gli ambienti che frequenta Eileen all’interno della casa editrice per cui lavora. In Alice, invece, si può intravedere il riflesso della stessa Rooney, tormentata dai fantasmi del marketing e della fama. L’alter ego dell’autrice è infatti una scrittrice affermata che non comprende l’origine di un successo commerciale di cui non riesce a fregiarsi né a disfarsi pienamente.
Le contraddizioni in Alice sono numerose, come nella mail in cui riflette sul concetto di personalità pubblica posticcia e sulla dissociazione che la popolarità le ha causato: Mi imbatto di continuo in questa persona che sarei io e la detesto con tutte le mie forze. Detesto il suo modo di esprimersi, detesto il suo aspetto e detesto le sue opinioni su tutto.
E ciononostante, quando altri leggono di lei, credono che quella sia io. Confrontarmi con questa evidenza mi fa sentire già morta. Al discorso psicologico si allaccia una riflessione sulla forzata capitalizzazione dell’arte, sulla pressione a performare e monetizzare le proprie passioni.
Qualsiasi cosa io sappia fare, qualsiasi talento insignificante io possa avere, la gente da me si aspetta soltanto che lo venda – e intendo letteralmente, che lo venda per denaro, finché avrò un sacco di soldi e più nessun talento.
In questo passaggio si avverte il forte anelito di Rooney a una realtà differente, una realtà alla quale, però, i suoi personaggi non contribuiscono.
Qui, anziché ribellarsi alle logiche di mercato o intraprendere nuovi progetti, Alice accetta di partire per Roma in occasione della presentazione internazionale del suo nuovo libro, portando con sé a proprie spese anche Felix. La scelta di pagare per gli agi del partner viene sottolineata in più passaggi, ma non come rivendicazione lontanamente marxista. Al momento della proposta, Alice esprime un’autoironica ambiguità:
Non ho soldi, disse.
Be’, posso pagare io. Sono ricca e famosa, ricordi?
Più avanti, scrivendone a Eileen, la riporta solo come un’annotazione un po’ confusa, rimarcata dalla ricorrenza dell’aggettivo «carino».
Qui ho fatto amicizia con un certo (giuro) Felix. E se ci credi, dovrai credere anche che viene a Roma con me. No, non so spiegarti perché, quindi non chiedermelo. Ho semplicemente pensato, non sarebbe carino invitarlo? E a quanto pare lui ha pensato che sarebbe stato carino dire di sì. Sono sicura che mi trova completamente svitata, ma sa anche che ha fatto un’ottima cosa perché il volo glielo pago io.
La critica più onesta alle contraddizioni nella vita di Alice arriva due capitoli dopo, nella mail di Eileen: Lungi da me insinuare che la tua orribile vita sia in realtà privilegiata, anche se stando a qualsiasi ragionevole definizione è letteralmente così.
La ragazza, tuttavia, si pente e corregge in fretta il tiro, imputando la propria malizia a semplice malumore. Un’altra mancata occasione per un’introspezione più profonda. Forse nemmeno Rooney sa dare una spiegazione onesta alle scelte di vita proprie e dei suoi personaggi, e sembra dire al lettore: «Quindi, non chiedermelo».Le voci di Eileen e Alice vibrano nella prima persona del loro scambio via mail, alternate a descrizioni più imparziali, scelta stilistica in cui Rooney aderisce perfettamente ai propri intenti. Rispetto alle due opere precedenti, il lettore si trova di fronte a un narratore più distaccato, che lascia il tempo di esaminare i personaggi singolarmente, a volte scivolando via dai loro vissuti.
Dopo una scena di sesso tra Eileen e Simon, si legge:
A mezzanotte lei andò a lavarsi i denti e lui spense le luci in cucina.
Uscendo dal bagno lei disse: Vedi, avevo chiaramente un disegno recondito, perché mi sono portata lo spazzolino.
Lo seguì in camera da letto e lui chiuse la porta dicendo qualcosa che si perse. Lei rise, e dalla porta la risata filtrò attutita e musicale.
Il pubblico viene chiuso fuori dall’intimità dei personaggi, oltre la porta della camera da letto. Con tecnica filmica, come se una cinepresa si allontanasse dalla camera mentre l’uscio rimane socchiuso, le parole di Simon rimangono sconosciute, così come il successivo discorso:
Dalla porta continuò a filtrare il mormorio della conversazione, parole smussate, indistinte, e verso l’una del mattino scese il silenzio.
Alla voce omodiegetica e forte di Parlarne tra amici e al narratore onnisciente di Persone Normali (Einaudi, 2019), Rooney qui sostituisce un narratore eterodiegetico ma non onnisciente, che non entra appieno nei pensieri dei suoi personaggi e prende pertanto le distanze dalle loro speculazioni sentimentali, politiche e sessuali nel mondo transitorio e incerto in cui vivono. In questo l’autrice riesce a raggiungere perfettamente il suo pubblico, meritandosi la definizione ormai abusata di “cantrice dei millennials”, capace di renderne tangibili l’incertezza, incomunicabilità e instabilità che avvolgono i giovani personaggi.
Lei chinò la testa come se fosse sfinita, o imbarazzata, e i suoi occhi si chiusero.
Eileen viene fotografata in un’emozione imperscrutabile, che viene repressa dal movimento dello sguardo. Lei chiude gli occhi e il narratore una saracinesca sul lettore, lasciandolo solo a valutare la scena.
Il personaggio di Eileen vive, infatti, nella stessa liquidità relazionale in cui si muovono Alice, Felix e Simon, ma nella conclusione di Dove sei mondo bello attraverso di lei Rooney riafferma a livello stilistico e tematico un modello familiare tradizionale. A scapito dei dubbi dei protagonisti, del loro involontario ferirsi a vicenda e della rappresentazione del mondo d’incontri online, il termine che ricorre frequente nel capitolo 7, durante una scena di sesso tra Eileen e Simon e nel corso delle loro conversazioni future, è “moglie” un’immaginaria figura che fa trovare la cena pronta per il marito al rientro dal lavoro, che è servizievole e lo teme ma anche venera “come un padre”. I fans di Rooney, abituati a giovani protagonisti incapaci di far pace con il proprio vissuto o con l’incertezza di uno sfuggente che si rincorrono in relazioni dall’esito instabile e complesso, possono rimanere delusi dalla conclusione di questo libro. Rooney dimentica la precarietà economica e affettiva e vira verso un finale scontato: una famiglia felice che convive allegramente durante il lockdown da Covid-19, con un figlio in arrivo e il desiderio di sposarsi.
Il controsenso è tutto concentrato nell’interrogativa di Eileen:
Riesci a immaginarmi nei panni della madre, della donna sposata, proprietaria di una villetta a schiera da qualche parte nei Liberties?
Con la tappezzeria imbrattata di pastelli e il pavimento invaso di Lego?
La maternità e la stabilità economica che Simon le concede sembrano dissipare ogni incertezza in lei, districare tutti i nodi, e questo si riflette in un linguaggio più chiaro, ricco di interrogative e di qualche esclamativa, di periodi aperti dalla congiunzione “e”, come in un interminabile flusso di coscienza in cui s’intravede il sorriso entusiasta della protagonista.