Stanca compie un anno. Per una rivista culturale senza alcun finanziamento è quasi un miracolo. Abbiamo deciso di portare alcune novità all’interno della rivista, di cambiare il modo in cui selezioniamo gli articoli, di aggiornare il nostro sito, di preparare un nuovo progetto editoriale. Con questo editoriale proveremo a rendervi conto di tutte le novità.

Finora, come probabilmente sapete, Stanca ha selezionato ogni mese un tema che fungesse da filo conduttore dei nostri pezzi e di quelli dellə collaboratorə esternə. Da questo momento, abbiamo deciso di seguire una linea editoriale più enciclopedica, di accogliere le proposte esterne solo sulla base della bontà del pezzo e non anche della sua aderenza al tema scelto. La selezione di un argomento specifico, attorno al quale scrivere e pubblicare per un mese intero, può rappresentare un problema per una rivista piccola e con poche risorse economiche come la nostra. La decisione, quindi, oltre a essere il frutto di una scelta editoriale, è anche la presa di coscienza di questa difficoltà. Come l’anno scorso, chi volesse può inviarci le sue proposte e collaborare con noi. Nonostante abbiamo abbandonato l’impostazione tematica, vorremmo continuare a seguire criteri di pubblicazione chiari. Ci interessano articoli che, a partire da qualsiasi disciplina, dicano qualcosa di più del semplice dato oggettivo, sia anche esso analitico o critico. Vogliamo che i nostri pezzi stiano nell’intersezione tra l’oggetto per come è e la sua relazione con il mondo, senza pretesa di avere la verità in tasca ma, allo stesso tempo, senza credere che la cultura sia semplicemente seguire, descrivere, criticare delle tendenze. Accogliamo le proposte di chiunque abbia qualcosa da dire, indipendentemente dall’età o dal suo retroterra culturale.  Ci piacerebbe anche stabilire un rapporto diretto con chi scrive per noi, conoscerci agli eventi o per strada, incontrarci in qualche città.

Le collaborazioni, appunto. I soldi. Per un anno Stanca si è fondata esclusivamente sul lavoro gratuito sia della redazione, sia di chi ha scritto per noi. L’editoria tutta si fonda sul lavoro gratuito o pagato malissimo, soprattutto di alcune professioni, e vogliamo tentare in ogni modo di non riprodurre le stesse logiche all’interno della nostra rivista. Per questo motivo è in corso fino al 31 gennaio il crowdfunding con cui vorremmo raccogliere i soldi necessari a diventare un’associazione riconosciuta, rifare il sito, costruire la nostra base economica. Depositare uno statuto ci permette di accedere a bandi e finanziamenti pubblici e privati, ovvero di concorrere ad avere dei soldi. 

Questa forma di raccolta di denaro ha diverse implicazioni. La prima è la fiducia che chi decide di darci i propri soldi ripone nel nostro progetto, nelle nostre idee, nella nostra affidabilità. Non è scontato e per questo ringraziamo chi ci ha già donato dei soldi e chi lo farà. La seconda è la libertà che ricevere denaro in questa forma ci riserva: in un’economia in cui il finanziamento di progetti di ogni tipo è sempre più legato a obiettivi strategici, utilità pratica, guadagno di ritorno, aderenza a una certa visione del mondo, la donazione spontanea e dal basso è una delle poche forme mutualistiche che garantiscono a chi riceve la donazione una forma di libertà economica, soprattutto in un ambito che è e deve rimanere improduttivo come la cultura. Possono coesistere, nel tardo capitalismo, il lavoro salariato e un prodotto non finalizzato esclusivamente al profitto? Ha senso chiedere e dare soldi per qualcosa che non genera utilità materiale? È una domanda complessa, ma solo riconoscendo nei progetti editoriali un valore radicalmente altro – né superiore né inferiore, ma altro – rispetto a quello economico possiamo andare avanti salvandoci dalle storture del profitto che costellano il panorama editoriale, che gioca a smarcarsi dalle logiche aziendali ma ci sta pienamente dentro e anche in modi del tutto fallimentari. 

Nel nostro primo anno di attività abbiamo partecipato ad alcuni eventi culturali e festival in diverse città. Crediamo che partecipare alla condivisione pubblica e al confronto in spazi collettivi sia il più grande risultato per la nostra rivista e anche l’obiettivo principale verso cui continuare a tendere. Il rischio di fare e diffondere cultura principalmente attraverso canali digitali è che si atrofizzi il senso stesso della cultura, ovvero lo scambio di idee. Uso questo editoriale, quindi, anche come appello alle realtà che volessero collaborare con noi a contattarci: saremo felici di incontrarvi. 

Questo editoriale è il primo pezzo pubblicato sul nuovo sito. Stanca deve soprattutto a Franco Cimei e Federica Ranocchia il lavoro svolto per aggiornare il contenitore dei nostri pezzi. Abbiamo cercato di immaginare un’identità grafica più chiara per la nostra rivista, di privilegiare la leggibilità dei pezzi e di migliorare la fruizione degli articoli da cellulare. 

Nel corso del 2025 vorremmo anche lanciare un progetto editoriale nuovo e autoprodotto. Sarà una genealogia delle riviste culturali dall’inizio del 2000 a oggi, che indaga, attraverso le interviste alle persone che le hanno animate, l’evoluzione dei media, del pubblico e delle piattaforme su cui si sono fondate e hanno lavorato le riviste e il conseguente modello economico sottostante. È una forma di indagine e di auto-indagine, un modo per scoprire, da un lato, come e perché la diffusione di cultura oggi funziona in un certo modo; dall’altro, la risposta al desiderio di ricostruire una storia di cui si sa decisamente poco. Lo presenteremo tra un mese con un editoriale specifico, perciò non mi dilungo ulteriormente in questa sede.

La redazione di Stanca continua ad essere animata dalle stesse persone che l’hanno fondata ad eccezione di Maria Giardina. Ringraziamo Maria per il lavoro eccezionale che ha svolto con noi, per la sua attenzione e la sua cura editoriali, la sua capacità critica, la sua profondità analitica, la sua bontà umana. Ti aspettiamo, Stanca sarà sempre casa tua. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *