Ridurre la mia vita in una pagina

Ridurre la mia vita in una pagina
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Avrei potuto trasformare questo monologo in un manuale del genere disneyano Pippo. L’Arte di sciare, un vademecum tragicomico sulle tecniche di produzione di curricula e lettere di presentazione preconfezionati. Ma sono stanca dei guru del lavoro e non voglio essere il loro alter ego.

Nella galleria immagini del proprio telefono, ognuno di noi ha una serie di scatti che provengono da siti, social, contenuti vagamente interessanti nel breve o nel lungo periodo. Quegli screenshot che non verranno mai guardati appartengono alla categoria “consigli non richiesti, ma che guarderò comunque perché sono alla disperata ricerca di un metodo efficace per fare ciò che non credo mi riesca”. La categoria in questione, nella mia galleria immagini, appartiene ai consigli per trovare un impiego in modo meccanico, seguendo pattern e schemi di progettazione: dal curriculum vitae alla lettera motivazionale, passando per l’agognato momento del colloquio. Ogni elemento viene analizzato, strutturato e calibrato dai “guru” dell’impiego facile per cui niente è impossibile, se fatto con il giusto metodo, dietro uno schermo, come un gioco di ruolo, senza esperienza, ma già competenti. Questi personaggi, i bravi samaritani che ti svelano i metodi per accedere nelle grandi aziende, vi lavorano solitamente all’interno, in palazzi dal sapore germanico alla Mies Van Der Rohe: grandi vetrate a specchio, scheletro strutturale a vista in metallo, forme essenziali che si sposano con le priorità funzionali dell’esistenza, materiali di prima qualità. Le torri d’avorio del terzo millennio. 

In ordine volutamente sparso:

La lettera di motivazione e la mail di presentazione. Di solito, la motivazionalità si lascia all’ultima parte – così i recruiter possono scartarti senza rimorsi se le tue aspirazioni non coincidono con le loro aspettative e, soprattutto, con la tua esperienza nel settore, supposto che tu ne abbia. L’incipit è sempre una piccola presentazione: chi siamo, cosa abbiamo studiato, qual è la posizione che vorremmo ricoprire. Segue un breve elenco, meglio se a punti, iper conciso, con poche lettere e in calibri – il carattere serif stanca la vista e potrebbe farti scartare – che dovrebbe riuscire a dimostrare quali sono le nostre capacità, approfondendo quanto scritto in essenziale nel curriculum. Che dire? Avreste voglia di leggere perché per il candidato è così fondamentale far parte dell’azienda con il formulario trito e ritrito? Probabilmente no, nemmeno quelli che vi danno questi consigli lo leggerebbero perché sarebbero tutte lettere fotocopia, ma loro dispensano comunque consigli, ritenendoli più originali della solita recita venduta dai meno bravi. La mail deve essere di presentazione e, almeno qui, il dilemma estetico sul font da utilizzare è scartabile: di solito si hanno dai 50 anni in su se si sceglie un font e un carattere specifico per inviare mail, oppure si è molto creativi, ma non ha importanza. Dunque: se nella lettera motivazionale abbiamo scritto già tutti i punti che riguardano la nostra formazione e le nostre esperienze, non ha senso metterle anche nella mail, tuttavia… Pensate che danno fareste a voi stessi se, proprio perché non avete messo nella mail una breve descrizione delle vostre esperienze e della vostra motivazione a ricoprire quel ruolo, foste scartati. Disastro, no? E siamo noi i padroni del nostro destino, dopotutto.

Curriculum vitae: Canva è il dio dei layout. Una pagina, massimo due.  Solo se sei un accademico puoi permetterti il lusso di avere più spazio, perché in una scala da MAD a ricercatore tu occupi il posto più alto, nella tua testa ci sono più conoscenze che devono essere sviscerate e poi adoreranno sicuramente leggere tutto quello che hai fatto nella vita – come quando correggono le tesi di laurea – o forse gli servi solo per potare avanti l’ennesimo progetto di ricerca finanziato dall’UE. Anche qua la parola chiave è concisione. Crea una piccola presentazione in cui inserire: chi sei, cosa hai studiato, a quali posizioni aspiri e perché, quali sono le tue qualità, ma non utilizzare proattivo perché è un termine che al tuo guru è venuto a noia, dunque nessuno ti prenderà se dici che sei proattivo, che non sai nemmeno cosa significa tanto; altre parole o locuzioni da scartare: sfida, multitasking, dinamicità, lavoro bene sotto pressione. Quali strumenti digitali utilizzi? Quali sono i tuoi hobby? Fai volontariato? Qual è la tua aspirazione nella vita? Qual è il senso del tuo ruolo nell’azienda dei tuoi sogni? Fai entrare tutto nella prima colonna, che dovrebbe occupare in verticale un terzo della pagina, un colore pastellino ti aiuterà a far emergere il lato kawaii che è in te. Si consiglia un carattere accattivante, simpatico (tu per adesso puoi non esserlo), tra l’Arial e il Comic Sans con quel tocco di raffinatezza che solo i font di Canva possono darti. Nei rimanenti due terzi inserisci: nome e cognome – belli grandi, come l’intestazione di un film, quello sulla tua vita – data di nascita, contatti, link ai social – e premurati di aggiornarli sempre, altrimenti fai brutta figura a dare il link di un profilo morto!  Poi ancora: esperienze lavorative e istruzione (sì, lavorative, e non professionali, perché se vai a cercare consigli sulle pagine dei guru del lavoro, te lo dicono velatamente anche loro, non sei un professionista). Ormai hai scelto il carattere sans serif, CalibrArialComic e sei costretto a rispettarlo, per coerenza, leggibilità, attenzione ai dettagli. Nelle esperienze lavorative hai più possibilità, ma solo una sarà quella giusta per il recruiter, figura mostruosa a metà tra una macchina e un umano che, nell’immaginario popolare del disoccupato, è il drago che tiene intrappolata la principessa, ovvero la nostra assunzione. Puoi scegliere se optare per un elenco cronologico dall’esperienza più recente a quella più vecchia (noia noia noia!!), oppure puoi dare più risalto alle esperienze rilevanti, mettendole in ordine cronologico, ma prima di altre meno importanti, intrecciando tutto e confondendo il nemico e te stesso. Puoi scartare le esperienze che ti sembrano inutili, ma rifletti: e se quel periodo stagionale al bar dello zio ti fornisse le competenze di comunicazione e gestione dello stress (ops, l’ho detto) che stanno cercando nell’azienda metalmeccanica dei tuoi sogni? Poi, non basta scrivere per quali aziende hai lavorato e che figura ricoprivi: vuoi non inserire un piccolo elenco-racconto che spieghi cosa hai imparato, cosa facevi, come lo facevi? Anche le esperienze di stage si inseriscono nelle esperienze lavorative, tanto si sa, è già un lavoro a tempo pieno la gavetta boomer. Istruzione: parte che potrebbe essere considerata importante solo per schiaffarci dentro laurea, tesi, voto con la lode. E invece no. Ci rientrano tutti i progetti, i corsi collaterali che devi aver sicuramente fatto, l’erasmus che ti ha permesso di imparare perfettamente il mandarino per sei mesi, partecipazione alla vita attiva della tua università, circoli letterari, laboratori, aggiornamenti, certificazioni linguistiche, tutto corredato di piccola descrizione. Se riesci a far rientrare anche il liceo e la votazione complessiva con cui sei passato tanto meglio. 

Abbiamo finito! No, non è vero: manca l’autorizzazione al trattamento dei propri dati personali e, non meno importante, la firma. 

Bene, ora che hai strizzato la tua vita in una pagina, ti senti stanca?

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