Sentirmi dire di buttare le cose

Sentirmi dire di buttare le cose
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“Vendi i vestiti che non usi, regala i libri che non ti interessano più, butta i biglietti del cinema, butta le vecchie scartoffie”.

Probabilmente la verità è che sono anche io una vecchia scartoffia stanca, e mi piace stare buttata sulle sedie come vestiti dimenticati. Quei vestiti schiacciati sulle sedie spigolose della bi-dimensione privata del corpo umano. I vestiti schiacciati sul luogo dell’incidente, traumatizzati dal lavorio di un’altra giornata stanca.

Non vedo perché non dovremmo provare affetto verso gli oggetti, perché essere tacciati di materialismo, o perché dovremmo seguire l’esempio di San Francesco che, così mi raccontarono alcune suore scolastiche, buttò tutti i suoi averi (in realtà di suo padre, dicevano) dalla finestra, in evidente stato di emotional damage. Io ancora mi immagino questa finestra spalancata da dentro una casa, o meglio in un negozio pieno di stoffe rosse. Il padre attonito e San Francesco a mani aperte, affacciato alla finestra, liberato del peso degli oggetti, con quella faccia beatamente dissociata che hanno i santi nelle figurine sacre. 

Ho sempre amato gli oggetti. Da piccola ho passato uno strano periodo in cui salutavo le porte di casa: non è da sottovalutare il lavoro che fanno nel ritagliarci chiari spazi di azione casalinga, di spazio-tempo esistenziale.

Gli oggetti sono il nostro ancoraggio al mondo della realtà. Con stanco filosofeggiare ignaro di una tradizione secolare di mediazioni fra soggetto e mondo, direi che… ma ora sono troppo stanca per poter finire questa frase.

In questo momento sto guardando una busta. È piegata sul fondo del mio armadio, è di cartone con dei fiori verdi che incorniciano i lati della parte posteriore. Appartiene a una folta schiera di buste che troveranno casa in una busta di buste nella mia nuova casa. Così, quando nuove porte (mancanti nella mia casa attuale, se si eccettua quella del cesso) ritaglieranno nuovi spazi del mio spazio-tempo quotidiano, gli oggetti ci saranno e io potrò ringraziarli e ricordami che il loro tempo va rispettato. 

Se non altro perché, ironia della sorte, è possibile che fra duecento anni qualcuno venererà questa busta con i fiori verdi come un dio. Aspetta, ma la busta non ci sarà più.

Quando andavo in spiaggia da piccola mi chiedevo sempre se scavando molto avrei trovato oggetti vecchissimi e di interesse archeologico. Io ci credevo e scavavo scavavo, ma ora sono stanca, anche di dare un ordine logico a queste cose.

 Insomma, sono stanca di sentirmi dire di buttare oggetti.

Vendeteli voi i vostri vecchi cappotti, a me aspettano a casa per fare due chiacchiere sul tempo passato davanti a uno spritz.

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