Che fine ha fatto L’Atomica?

Che fine ha fatto L’Atomica?
Da ATOMIC WEDNESDAYS – Morgana Mayer (IT, 50′, 2021 - Aborsky Produktion)
[Tempo di lettura: 7 pignalenti]

È Ottobre, a Roma piove. Mentre sono sul bus leggo su Facebook che alle 21.30 stasera c’è una strana retrospettiva cinematografica al Trenta Formiche, vicino al Mandrione. Arrivo a casa per ora di cena. Sono stanco, tentenno e mi butto sul letto intanto.

Apro il portatile che affonda nel piumone con le cuffiette ancora attaccate, il browser comincia a caricare una pagina di Xvideos, me lo sono dimenticato così dalla sera prima. Il video parte con una carrellata di orgasmi ma si sente solo un sibilo elettrico uscire dalle cuffiette, comincio a sbottonarmi i pantaloni ma tentenno ancora, apro una nuova scheda e cerco il regista ospite della serata: Luigi L’Atomico.

Leggo che tra il 1996 e il 1998 Luigi Zanuso, in arte Luigi L’Atomico, gira 18 film che sconvolgono il cinema pornografico italiano, aveva 60 anni e da poco aveva acquistato una videocamera. Mi basta per affrontare la pioggia, richiudo tutto, prendo una mela da mangiare sulla metro e esco.

Arrivato nel locale c’è poca gente, due ragazzi coi dread fumano all’ingresso, al bancone c’è un tipo in kigurumi rosa che parla col barista. C’è una coppia di anziani eleganti che aspetta nella penombra: lei è bionda, porta una mascherina chirurgica sul viso, lascia la borsa al tipo che l’accompagna e va verso il bagno. Sparsi a terra ci sono i palloncini della sera prima, un cavalluccio di plastica Chicco su una cassa, un casco da kickboxing nero abbandonato in un angolo e un cappellino di carta leopardato.

Ordino un gin tonic nell’attesa, ma quando passo la carta sul pos dalla sala d’ingresso arriva un applauso, qualcuno mormora: è arrivato il Maestro. Ecco Luigi Zanuso, claudicante ma gagliardo con i capelli bianchi lunghi e gli occhiali scuri, accompagnato sottobraccio dal figlio che si presenterà come l’operatore di macchina dei suoi ultimi e oscuri film amatoriali. Insieme gestiscono una videoteca a Vicenza dal 1986, la chiuderanno qualche settimana più tardi, mentre sto scrivendo questo pezzo.

Lo seguo, insieme agli altri formiamo una fila composta per entrare nella strettoia che porta alla sala di proiezione. Le poche sedie sono già quasi tutte occupate ma trovo un posto defilato in fondo alla sala e comincio a congetturare sulle motivazioni che avevano spinto quella piccola platea eterogenea – vestiti normale, vestiti eleganti, vestiti strani – a essere lì.

Mi si accomoda a fianco un cristone tatuato, gilet di pelle senza niente sotto, è così grosso che sembra seduto su una seggiolina d’asilo e penso al chopper parcheggiato fuori. Vorrei tirare fuori il cellulare dalla tasca per prendere appunti ma siamo seduti così vicino che per non dargli una gomitata mi avvito in una specie di contorsione – sicuro questo penserà che già mi sto masturbando. Dopo qualche tentativo ce la faccio e comincio a digitare parole a caso per togliermi dall’imbarazzo. La coppia anziana è seduta in prima fila, decorosamente fuori luogo.

La normalità è trasgredire – dice il Maestro mentre viene aiutato a sedersi sul piccolo palco sotto il telo di proiezione – Io ho due comandamenti: non fare del male a nessuno e godere la vita al massimo grado – si ferma, poi aggiunge: Questa è la vera libertà.

La serata consiste nella presentazione di un documentario di Morgana Mayer sui lavori che Luigi L’Atomico ha prodotto nel biennio ’96-’98 dopo l’incontro con L’Atomica: con lei ha girato per due anni, sempre di mercoledì. Il risultato sono 18 film che sono considerati ancora oggi i lavori più estremi e surreali che la pornografia italiana abbia mai conosciuto. Il titolo del documentario è appunto: Atomic Wednesdays. Il mediatore dell’incontro prima di iniziare la visione fa l’introduzione di rito: Zanuso oggi ha 87 anni, ha girato 196 film, tutti dopo il ’96.

Allora vi dico solo un attimo quando avevo conosciuto L’Atomica, non voglio dilungarmi, ecco che mi ha presentato un regista fiorentino che mi dice: va che c’è una mia amica. Vado giù a Firenze apposta perché l’ho sentito io da come che mi ha parlato che è una cosa interessante. Sono arrivato a Firenze, ci siamo conosciuti e abbiamo sai quella cosa che si ci capisce senza parlare e allora li abbiamo fatto qualcosetta. Poi mi ha detto ci vediamo domani a tale e mi ha dato un appuntamento e arrivo là e la vedo e lei, pieno di gente che aspetta il bus, aveva una vestaglia, si scopre nuda con la figa fuori. Ahi cominciamo bene dico, monta in macchina andiamo. Il primo semaforo rosso si ferma una bella donna vicino, lei tira giù il finestrino, e lei vede che vuole parlare e tira giù: senti mi lecchi la figa?

L’Atomica l’ho conosciuta così per la prima volta io, dal racconto delle prime scorribande zozze nelle parole un po’ contorte ma sincere di Zanuso. Le luci si spengono tra la platea che ancora bisbiglia, ride e applaude, comincia la proiezione.

Un cazzo. Un altro cazzo. Ancora un cazzo, l’avete capito che mi piacciono i cazzi?

L’Atomica con un cazzo di plastica enorme tra le mani è in una stanza d’albergo ripresa in movimenti imprecisi con la qualità sfarfallante del DV8, la carta da parati e il letto sfatto, i suoi seni che pendono fuori dal corpetto, la maschera di latex che le copre il viso, i capelli biondi e quel corpo così ordinario, esattamente come la stanza.

Sapete chi sono? Sono Vittoria, L’Atomica del sesso e come vedete porto maschera e parrucca perché non voglio assolutamente essere riconosciuta. Piuttosto che oggi, avrei voluto vivere nell’antica Grecia, mi sarei dedicata al culto del dio Dioniso e avrei partecipato ad orge e baccanali, in piena libertà. Va ricordato che conduco una vita regolare, che lavoro nell’ambito della musica classica e che ho degli amici porci e perversi come me. Io naturalmente dirigo il gruppo perché questa è la mia natura, le nostre fantasie spaziano da un sottile surrealismo a un forte realismo, tutto quello che vedrete è vero e reale, qui non ci sono copioni, né fotografi, né registi, né datori di luci, né scene, sceneggiature di alcun genere, qui c’è il contrario cioè l’improvvisazione, noi facciamo tutto ciò che pensiamo in piena libertà ognuno secondo le proprie inclinazioni, porconi! e la libertà di azione è la condizione necessaria perché io possa fare questi film, perché altrimenti non avrei mai accettato, io devo esternare la mia libidine e la mia perversione in piena libertà, completa, senza vincoli né costrizioni, anche il regista L’Atomico è un regista improvvisato, in realtà fa parte del nostro gruppo di amici e io l’ho chiamato L’Atomico perché se io sono Atomica lui non è certo da meno. Inoltre noi non facciamo quello che dice lui perché è il regista, anzi semmai qua i ruoli si invertono, è lui che fa quello che diciamo noi, perché noi appunto improvvisiamo e non è certo facile seguirci perché noi facciamo tutte le nostre porcate in piena libertà e lui filma tutto e con la sua capacità di coinvolgere, con il suo dinamismo riesce a cogliere le scene più importanti, quelle più significative, senza. Alcuna. Interruzione. Inoltre la telecamera che usa non è professionale, è la comune telecamera che potete trovare in tutti i negozi, quindi voi non cercherete la perfezione perché non l’avrete, avrete però una cosa molto più importante: la realtà. Perché tutto quello che facciamo è vero e reale. Io ho finito di parlare, se voi volete scrivermi fatelo pure, togliete le mani dai cazzi e prendete la penna in mano e scrivetemi a una casella postale che dopo vi darò e ricordate: più siete perversi e porci e più mi ecciterete e scrivetemi solo le vostre emozioni più inconfessabili perché così sarà un vero carteggio tra grandi porconi e ricordatevi che io sono sempre con voi perché, voi che mi guardate, siete la libidine della mia libidine. E adesso vi darò la mia casella postale.

Si accovaccia sul letto con le ginocchia molto larghe, poi si sposta traballante verso la lavagna bianca appoggiata sul materasso fino ad averla in mezzo alle gambe – tutta la sala sta trattenendo il respiro – si infila un pennarello nero nella figa e tenendosi in equilibrio comincia a scrivere con una grafia tremolante il suo indirizzo postale. L’operazione è complessa e dura un po’, poi ripassa le lettere più sgraziate a mano e mostra la lavagna alla telecamera: scrivetemi porconi, ripete. Scoppia l’applauso.

La proiezione continua su questo tono e, tra l’entusiasmo del pubblico e palpabili momenti d’imbarazzo, vediamo in ordine: L’Atomica che si masturba sul tetto spiovente di un rudere, con le tegole che crollano, senza alcuna protezione; L’Atomica in piedi in tacco dodici sul tettuccio di una mercedes nera che piscia sui tergicristalli accesi, sproloquiando come sopra; L’Atomica che spinge giù un uomo (è anonimo ricoperto di latex nero, ha un palloncino rosa incastrato nel culo) in una buca piena di calcinacci per poi masturbarsi mentre lo insulta dall’alto; L’Atomica che si masturba con un’anguilla in un canneto.

Finita la proiezione e gli applausi, c’è il seguito dell’intervista: Zanuso vuole parlare del suo ultimo film, un biopic in cui interpreta Diogene di Sinope, il filosofo della botte, ma tutti in sala vogliono saperne di più sull’Atomica; è lei la star e la grande assente, ci sono tutti: Zanuso, suo figlio, qualche collaboratore storico, Morgana Mayer con le sue risate rauche. In sala una domanda ci assilla: che fine ha fatto L’Atomica?

Un tizio ubriaco si alza e biascicando comincia ad imbastire una lunga domanda su Wittgenstein e una fenomenologia antipsicologistica della sessualità, Zanuso visibilmente fatica a seguirlo, io lo stesso, mi distraggo: penso al mio rapporto con la pornografia, al caleidoscopio di video online, le piscine e i lounge di Los Angeles, le erezioni instancabili e i corpi femminili imbottiti di protesi; poi a quello che ho visto: l’assurdità esuberante, quell’aria di gioiosa rivolta surreale in ogni fotogramma, poteva essere quello il grimaldello? Lo strumento per scardinare simbolicamente la società dal suo arido decoro moralizzante, quando l’abbiamo perso? – skip fast forward per vedere soltanto le scene di penetrazione anale – continuano a tornarmi in mente i nomi: Burroughs, Artaud e Ballard ma poi perdo il filo di una riflessione vaporosa, mi viene il singhiozzo. C’è questa scena in cui L’Atomica sta facendo sesso su un tavolo con due uomini, davanti ad un casolare abbandonato, l’aperta campagna illuminata dal sole, Zanuso si avvicina alla scena con la telecamera in mano, cammina a fatica nell’erba alta, inciampa, cade, si rialza e continua a girare, non taglia, continua a girare, vuole che si veda tutto. Non taglia.

L’intervista a Zanuso L’Atomico sta finendo, per svincolarsi dalla paludosa argomentazione filosofica il moderatore prova con uno: spostiamo la conversazione al bar! Guardo preoccupato il cellulare, ho una ventina di minuti prima dell’ultimo tram per riportarmi a casa, infilo di corsa il giubbetto, scavalco le sedie semivuote ed esco dal locale.

Camminando svelto nel freddo secco di Roma ripenso a quella platea improbabile che si prende la briga di uscire di casa un mercoledì sera per assistere a uno spettacolo del genere. Non so se avrei voluto scrivere anche io all’Atomica, magari prima dei siti porno, Onlyfans e il grande orgasmo incessante dell’infosfera erotica ma non so se avrei avuto il coraggio di farlo, soprattutto non so se mi sarei potuto considerare un porcone! come la sua compagnia di amici. Forse quando arrivo a casa provo a ricordarmi l’indirizzo e lo scrivo da qualche parte, magari butto giù qualcosa e la faccio leggere agli altri di Stanca. Porcone!

Punto dritto alla fermata e ripenso a tutti quegli avventori stralunati, rivedo quella coppia silenziosa in prima fila, decorosamente fuoriluogo, non una parola durante tutta la sera ma così attenti, ripenso ai capelli biondi di lei e quella domanda mi torna in testa assillante come il motivetto di una canzoncina sconcia: che fine ha fatto L’Atomica?

Per approfondire: Atomic Wednesdays  – Morgana Mayer (IT, 50′, 2021 – Aborsky Produktion) con Luigi Zanuso (Atomico), Vittoria “l’Atomica del sesso”, Michele Giordano, Maya Checchi, Michele Capozzi.

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