Martha Rosler, Balloons, dalla serie House Beautiful. Bringing the war Home (1967-1972), Arti Institute of Chicago (Through prior gift of Adeline Yates)
Martha Rosler, Balloons, dalla serie House Beautiful. Bringing the war Home (1967-1972), Arti Institute of Chicago (Through prior gift of Adeline Yates)
Martha Rosler, Tron (Amputee), dalla serie House Beautiful. Bringing the war Home (1967-1972), Arti Institute of Chicago (Through prior gift of Adeline Yates)

Se la Guerra del Vietnam è la guerra da salotto, dopo le immagini trasmesse in diretta per la prima volta con la Guerra del Golfo, quanto accaduto l’11 settembre 2001 a New York, a livello mediatico, non dovrebbe sembrare niente di nuovo. Tuttavia, la televisione, finestra privilegiata di collegamento con l’esterno, ha raccolto attorno a sé quel giorno milioni di persone allarmate dall’edizione straordinaria del telegiornale. La stessa cadenza e regolarità dei programmi televisivi se spezzata nel tran tran quotidiano, invia automaticamente il messaggio che c’è qualcosa che non va e che quel qualcosa non è niente di buono se siamo invitati a prestarvi attenzione in modo così poco democratico da impedirci la visione del film o del programma del pomeriggio. Proprio perché dopo gli avvenimenti di quel giorno si è scatenata una guerra su suolo estero di uguale intensità in una nazione diversa – stavolta l’Iraq e l’Afghanistan – Martha Rosler ha deciso di continuare House Beautiful. Bringing the war home. New series (2004-2008) aggiornandola al XXI secolo. Questa seconda serie ci dimostra che l’oikeiosis intesa come nella seconda metà del Novecento è cosa ancora viva, ma va oltre la quotidianità domestica e sfonda le passerelle delle sfilate, porta alla ribalta il conflitto evidenziandone gli sviluppi tecnologici in campo bellico, comparandoli con quelli in campo domestico e sociale. La dolce ancella di casa è una donna in carriera sicura di sé che riesce a tenere a bada famiglia e lavoro. Non basta più avere una casa di proprietà e arredarla con quello che è di moda: serve visibilità, la casa si trasforma in un set, la vita personale inizia a essere non così timidamente condivisa, complice la presenza sempre più capillare dei telefoni cellulari. Ed è così che in Photo op la doppia figura di una modella, mentre gode del lusso di una videochiamata, è incasellata dentro una raffinata veranda con caminetto. Questa madre moderna ha due figlie che ha lasciato a dormire sulle poltrone: i cadaveri di due bambine morte durante dei bombardamenti. Fuori dalla veranda, l’inferno.

Che sia lo schermo di un telefono, un televisore, o una rivista, è la finestra albertiana sul mondo quella a cui tutti facciamo riferimento quando parliamo di prospettiva. Tradizionalmente, in Europa, la prospettiva è il prolungamento di uno sguardo che crea un pensiero e che, nel presente, si trasforma spesso in opinione. Avere una prospettiva su qualcosa significa vedere un orizzonte, poterlo scrutare e decidere se vogliamo intraprendere quel percorso o meno. Che prospettive mi dà questa posizione? Quali sono le tue prospettive future? Qual è la finestra a cui decidiamo di affacciarci? Martha Rosler decise già dagli anni 70 di sganciare il trauma dell’inferno bellico del Vietnam nelle case da sogno dei suoi concittadini, in una diramazione di prospettive diverse che hanno sbilanciato lo sguardo,  messo soqquadro la casa e neutralizzato la tradizionale visione pantofolaia degli avvenimenti. Non si tratta del Caso o del Destino incontrollabile ed etereo che ci racconta una favola mitologica: è una donna in carne e ossa che scende nelle piazze e fa volantinaggio con le sue fotocopie colme di collage. House Beautiful. Bringing the War Home, serie 1 e 2, è un’opera incollezionabile, frammentata e frantumante. Quale individuo riuscirebbe a tenere appesa in casa la macabra testimonianza di ciò che è e fa ogni giorno, dopo che chiudendo la porta dietro di sé, ha chiuso fuori il mondo? La guerra porta esattamente questo: la distruzione delle certezze, lo sconvolgimento della quotidianità anche laddove sembra non poter arrivare. Un’immagine può portare nuova luce su un fatto che crediamo di conoscere ormai fin troppo bene, tante sono le notizie e le opinioni che sentiamo ogni giorno sull’argomento. Non parliamo dell’arredamento di una casa che salva il veterano dal mondo che gli ricorda cose troppo brutte per essere vissute senza un nido di supporto. Martha Rosler ha frantumato due mondi apparentemente lontani e ha ricomposto lo scenario in modo diverso e inclusivo, costringendo chi segue lo svolgersi del conflitto a fare i conti con un cambiamento di prospettiva: l’unilateralità della visione, un punto fisso che ci consente di tracciare delle linee rette e di iniziare a disegnare un quadro completo della situazione, è solo uno dei tanti metodi che abbiamo per poter scavare nelle cose, e non è nemmeno il più attendibile.